La notte mi pongo molte domande simili, pensando al futuro, sapendo che un/una figlio/a é un essere umano in continua evoluzione. Un bimbo piccolo richiede molto impegno, soprattutto quando si é soli in casa, ma da grande avrà bisogno di chiarimenti, di comprendere il proprio ruolo, di sapere di più sulla sua vita: Perché tu e mamma siete divisi? Perché se noi siamo una famiglia non viviamo assieme e non facciamo cose assieme? Perché devo scegliere chi vedere a Natale? Potrei continuare all’infinito, ma penso di aver reso l’idea.
Personalmente, vengo assalito da ansie e sensi di colpa immaginando le parole che dovrei usare per non ferirla (io ho una figlia), perché davvero non saprei scegliere. “Forse immaginare può solo confondere e complicare le cose, magari sarebbe meglio arrivare a quel giorno e vedere cosa viene fuori”. Ma anche se mi ripeto questo mantra più volte al giorno non riesco ad evitare che i pensieri vadano lì e mi chiedo: la farò soffrire? E, visto che sempre più coppie si lasciano, un giorno questa situazione potrà essere vista come una normalità?
E quindi sarò meno imbarazzato a dirle che, come per la sua amica di scuola che ha i genitori separati, anche lei potrà avere una vita “tranquilla”. Ma é davvero questo che voglio insegnare a mia figlia? Che la normalità significa essere separati, fare figli e poi viverli così? No di certo. Avendo fatto questa lunga premessa con alcuni dubbi e domande partorite dal mio inconscio, in realtà comprendo che la domanda regina in tutto questo é una: cosa penserà da grande lei di me?
Forse le dirò: ho capito che dagli errori nascono cose belle. Da un errore é nata la penicillina, da un altro la torre di Pisa