Non provavo la condizione di “single” più o meno da quando avevo diciotto anni.
L’altro giorno, in pratica…
In più sono passata da single a fidanzata, convivente, moglie, fino a diventare ex moglie e gengle. Diciamo che le ho provate quasi tutte, e le rughe sul mio viso segnano sicuramente il tempo che passa e le disavventure che ho affrontato. Stare senza un compagno fisso, oggi come oggi, è una bella gatta da pelare. Diverso è gustarsi una serata in compagnia, farsi corteggiare e offrire una cena, che aumenta l’autostima e fa sentire ancora così belle e così vive. Ma avere, come dico sempre io, un uomo che gira nudo per casa, di nuovo, stabilmente e fisicamente nella propria vita, spaventa. Soprattutto dopo rapporti così importanti naufragati in modo inaspettato.
Le giornate di una mamma single sono sempre molto piene. Con i figli che impongono fortunatamente una routine familiare, che ci ancora alla realtà e ai bisogni di qualcun altro.
Poi c’è il lavoro, o la ricerca di una occupazione oppure ancora qualche corso di formazione o un incontro sul suono delle campane tibetane. Visto che socializziamo anche con il tostapane, siamo sempre in continuo movimento e non siamo contente se non ci complichiamo la vita un po’. Quando abbiamo a disposizione ancora qualche minuto ci sono le solite mille incombenze domestiche che purtroppo non ci abbandoneranno mai nella vita. Magari un’ora prima di andare a prendere i ragazzi a scuola infiliamo anche un po’ di palestra, per avere la coscienza a posto e per cercare di mantenere questa macchina meravigliosa che è il nostro corpo, provato dalle gravidanze e trascurato negli anni.
In una giornata così piena il tempo per pensare a un uomo non è molto. Manca, probabilmente non a tutte, ma la nostra vita procede con una certa serie di impegni e di scadenze che ci tengono piacevolmente occupate.
Ma poi arriva la sera, quando i piccoli sono a letto e io, come tante di voi, mi ritrovo sola in questa casa ancora senza mobili. Mi manca un confronto, diretto, sulla crescita dei figli. Anche un cenno della testa, magari per sentirmi meno sola nelle scelte così importanti che sto prendendo per loro, in merito alla scuola, alle attività extra scolastiche, agli ormoni che ballano e alle prime richieste di indipendenza. Non c’è nessuno che mi prepari la camomilla prima di andare a letto o che mi scaldi i piedi, congelati anche a luglio inoltrato. Ho nostalgia di progetti, della condivisione dei sogni, di decidere dove ordinare cinese, chiacchierare a luce spenta fino a quando non ci si addormenta. Insieme.
Gli abbracci mi mancano quanto l’aria fresca del mattino.I baci non arrivano più all’improvviso mentre prepari la cena.
E quello sguardo lì, che fai finta di non vedere, che ti fa sentire donna e ancora desiderabile. Ma tante di queste cose scarseggiavano anche da sposata, quindi non posso dire di avere nostalgia di un uomo qualsiasi per casa. Quando il nostro cuore non batte più così forte per nessuno, si può tranquillamente organizzare la propria vita in un’ottica completamente diversa e magari non sentirne proprio l’assenza. Una persona che è in grado di stare sola con se stessa non si circonda di chiunque. Se il karma ci riserverà qualche piacevole sorpresa noi saremo qui volentieri a farci stupire. E magari innamorare di nuovo. Ma non è una esigenza primaria perché abbiamo intrapreso una strada che ci ha reso più forti, ci fa apprezzare tutto ma non ci aspettiamo più niente da nessuno. Io personalmente non riesco a smettere di sperare, è più forte di me e della mia paura di stare male. Di nuovo.
Mi piace credere che il meglio deve ancora venire.
Lasciatemi sognare…
di Sara Uliana
La mia nuova vita da sola.
Essere soli o sentirsi soli?
Sarò onesta: fino a circa sei mesi fa, stare da sola era probabilmente una delle poche cose che mi facevano paura. Forse era il totale senso di isolamento, la noia, il sapere che saremmo state solo ‘io e me stessa’ a discutere dei miei pensieri. Penso che questa paura derivi dalla mia costante insicurezza su tutto e dalla derivante mancanza di fiducia nelle mie capacità. Io funziono bene in gruppo, dove le decisioni si prendono insieme e ci si confronta, mi sento a mio agio quando posso chiedere consiglio a più persone e posso poi valutare quale sia l’opzione migliore. Essere un genitore single è stato per me un trauma fin da subito. Mio figlio la prima settimana che eravamo da soli ha pensato bene di dare una craniata in terra uscendo dalla doccia. Piangeva. E io nel panico pensavo: ‘Ok, lo porto all’ospedale? O no? Controllo prima se passa il dolore? O parto a razzo con il fazzoletto bianco fuori dal finestrino? Metto il ghiaggio? Lo sposto da dove è cascato o lo lascio fermo lì?’ … Mille domande e nessuno che mi aiutasse nel decidere il da farsi. Ho chiamato il mio ex… Gli ho esposto i fatti, e insieme abbiamo deciso di aspettare, mettere il ghiaccio, controllare la reazione del bambino e prendere una decisione in merito all’ospedale in un secondo momento. Ahhh che sollievo. Confronto e soluzione, arrivati in un lampo. Ho gestito egregiamente la cosa una volta deciso il da farsi. E ho capito una cosa: c’è una grandissima distinzione fra l’ essere soli ed il sentirsi soli. Essere soli significa che si è fisicamente soli, senza altre persone intorno, e sentirsi soli è un senso emotivo di isolamento, doloroso e negativo che si prova indistintamente anche stando in mezzo ad una folla! La solitudine è un sentimento, non uno stato fisico.
Ho sentito il mio cuore gonfiarsi di soddisfazione. ‘Io e me stessa’ dobbiamo imparare a prendere decisioni da sole, ok, è vero, ci devo lavorare, ma ho gestito questa cosa alla grande! Brava me!
Da quel giorno ho imparato ad apprezzare il caffè bevuto da sola, e sono anche andata al cinema da sola anche se al cassiere ho detto che aspettavo dentro l’altra persona! Inizio a bastarmi e questa sensazione mi da una forza davvero mai provata prima. Ora ho voglia di scoprirmi, in questa nuova vita da sola (con me stessa)!
Comment (1)
Anna F.
25 Dic 2020Tutto molto profondo, corrisponde a pieno a me. Buonanotte