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Tully, Charlize Theron nei panni di una mamma esausta

Marlo (Charlize Theron) è una donna che, passati i quarant’anni, da alla luce un terzo figlio e nonostante abbia sposato un brav’uomo come marito (Ron Livingston), si ritrova allo stremo delle forze, con una crisi post partum forte e sull’orlo di un esaurimento nervoso. 

Su consiglio del fratello Craig (Mark Duplass), Marlo decide di assumere una bambinaia notturna affidandosi ai servizi della giovane Tully (Mackenzie Davis): il carattere bizzarro di Tully all’inizio sconvolge la routine familiare ma, nel corso del film, le due donne stringono un rapporto di grande amicizia e complicità.

Non penso di aver mai visto un film che affronti la depressione post partum in modo così realistico. La stanchezza dell’attrice è palpabile, la sua forma irrecuperabile forma fisica e la continua ricerca di far fronte a tutto senza però riuscire a finire in modo soddisfacente qualcosa. 

Il marito è gentile, ma inefficiente e non si accorge della sua silenziosa depressione, e come spesso accade nella realtà, Marlo cerca di gestire tutto da sola.

Lo scopo del film è certamente mostrare al pubblico quanto è difficile essere mamma oggi, alle prese con i problemi quotidiani della gestione di una casa e di tre figli, e della negazione della propria femminilità, cosa che la Theron rappresenta perfettamente, ingrassando di trenta chili come già aveva fatto per “Monster” che le valse l’Oscar. E il regista mostra tutto senza filtri, alla faccia delle convenzioni sociali di oggi che vorrebbero una mamma sempre felice e allegra, con un fisico che dia risalto alla propria femminilità, mentre la vita reale è tutt’altro che questa. 

Il film vi prenderà e inevitabilmente, se siete madri vi farà empatizzare con Marlo. Il film riserva un colo di scena che magistralmente darà ancora più senso a tutta la storia. 

Il film non è adatto ad una visione con i bambini.

Nota personale: 

Ho visto il film dopo la nascita del mio 3° figlio e dopo essere uscita dalla sindrome post parto che se pur in forma leggera mi ha lasciato devastata. 

Ho guardato il film quasi senza respirare, la nascita di un terzo figlio è davvero qualcosa di estremamente faticoso, e purtroppo di questo lato pesante e complicato della maternità non se ne parla spesso, quando ho provato a parlarne mi sono sentita dire: ‘mica ti ha costretto il dottore a fare un 3° figlio’ oppure cose tipo: ‘eh va bhè, ma tanto crescono veloci’, la depressione e la stanchezza si mischiano a quella sensazione di inadeguatezza che finisce per avvinghiarti come in una morsa che non ti lascia fiato nemmeno per respirare. 

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